Addio Ugo, anima del «Club del Buongustaio» Negli anni Settanta aveva istituito il «Referendum gastronomico», indicato da molti come il risveglio della cucina brianzola
L'aspetto più curioso era che non mangiava molto. Ma forse, a pensarci bene,
in questo suo modo di fare di curioso c'era ben poco. Perché per Ugo Brambilla la cucina era qualcosa di più
che un buon piatto o una grande abbuffata: era un'arte, in nome della quale, da
oltre quarant'anni, si impegnava in quel «Club del Buongustaio» che aveva pure
contribuito a fondare. E ora che è mancato ci si chiede quale sarà il destino
di uno dei baluardi della cucina monzese e brianzola. Brambilla è morto venerdì
in un letto dell'ospedale San Gerardo dov'era ricoverato da circa un mese. La
sua tempra forte e vigorosa l'aveva accompagnata per i suoi primi 83 anni senza
particolari acciacchi, ma dall'anno scorso, dopo un intervento chirurgico legato
a problemi di pressione, le sue condizioni erano progressivamente peggiorate.
Nato a Monza il 5 giugno del 1928, aveva trascorso la sua fanciullezza nella
casa di via Giotto con i genitori. Diplomatosi perito elettrotecnico
all'istituto «Marelli» di Sesto San Giovanni, la sua vita professionale è stata
sempre legata alla «Lineadent», azienda di famiglia impegnata nel settore
dentale. «Ma la sua grande passione era un'altra: la cucina», ha ricordato il
figlio
Fabio Brambilla, ex consigliere della Circoscrizione 2. Un amore scoperto grazie alla moglie («lei, veneta di origine, sapeva cucinare molto bene») che, era il lontano 1967, l'aveva portato ad aderire al nascente Club del Buongustaio, fondato a Firenze dal noto gastronomo
Luigi Carnacina e dal giornalista
Luigi Guagnini. Un'associazione nata con l'obiettivo non solo di gustare i piaceri della tavola (i soci si ritrovavano una volta al mese per degustare le specialità dei vari locali), ma anche e soprattutto per divulgare la cultura della cucina e per salvaguardare i prodotti locali. Con questo spirito Brambilla, trasferitosi in via Stelvio e diventato un sanbiagino convinto (tanto che nel 2007 l'allora Circoscrizione 5 gli aveva conferito il Sanbiagino d'oro: «sono felice perché vuol dire che il nostro lavoro sul territorio è importante: cultura vuol dire saper mangiare: aveva detto un emozionato Brambilla) aveva deciso di organizzare il «Referendum gastronomico, risveglio della cucina monzese e brianzola» che dal 1970 si teneva con cadenza biennale con lo scopo di valorizzare la cultura enogastronomica del territorio e di salvaguardare i prodotti genuini grazie alla collaborazioni di gastronomi, cuochi, pasticcieri e Amministrazioni locali. Si teneva perché proprio il peggioramento delle condizioni fisiche di Brambilla avevano spinto gli organizzatori a prendersi un anno sabbatico, rinviando la ventesima edizione in programma originariamente proprio a giugno. «Anteponeva la sua passione al suo stesso lavoro - ha ricordato il figlio Fabio - E anche ora che era in pensione aveva mantenuto alcuni clienti in provincia di Sondrio o Como o Varese perché era il viaggio era una scusa poi per scoprire nuovi prodotti». I funerali si sono svolti ieri pomeriggio, lunedì, nella chiesa di San Biagio, poi il corpo è stato tumulato nel cimitero di Lesmo accanto a quello della moglie..
Fabio Brambilla, ex consigliere della Circoscrizione 2. Un amore scoperto grazie alla moglie («lei, veneta di origine, sapeva cucinare molto bene») che, era il lontano 1967, l'aveva portato ad aderire al nascente Club del Buongustaio, fondato a Firenze dal noto gastronomo
Luigi Carnacina e dal giornalista
Luigi Guagnini. Un'associazione nata con l'obiettivo non solo di gustare i piaceri della tavola (i soci si ritrovavano una volta al mese per degustare le specialità dei vari locali), ma anche e soprattutto per divulgare la cultura della cucina e per salvaguardare i prodotti locali. Con questo spirito Brambilla, trasferitosi in via Stelvio e diventato un sanbiagino convinto (tanto che nel 2007 l'allora Circoscrizione 5 gli aveva conferito il Sanbiagino d'oro: «sono felice perché vuol dire che il nostro lavoro sul territorio è importante: cultura vuol dire saper mangiare: aveva detto un emozionato Brambilla) aveva deciso di organizzare il «Referendum gastronomico, risveglio della cucina monzese e brianzola» che dal 1970 si teneva con cadenza biennale con lo scopo di valorizzare la cultura enogastronomica del territorio e di salvaguardare i prodotti genuini grazie alla collaborazioni di gastronomi, cuochi, pasticcieri e Amministrazioni locali. Si teneva perché proprio il peggioramento delle condizioni fisiche di Brambilla avevano spinto gli organizzatori a prendersi un anno sabbatico, rinviando la ventesima edizione in programma originariamente proprio a giugno. «Anteponeva la sua passione al suo stesso lavoro - ha ricordato il figlio Fabio - E anche ora che era in pensione aveva mantenuto alcuni clienti in provincia di Sondrio o Como o Varese perché era il viaggio era una scusa poi per scoprire nuovi prodotti». I funerali si sono svolti ieri pomeriggio, lunedì, nella chiesa di San Biagio, poi il corpo è stato tumulato nel cimitero di Lesmo accanto a quello della moglie..
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